Mission, obiettivi e valori


Onorare la memoria della piccola Anna, aiutare le famiglie povere e bisognose che vivono nei villaggi africani, divulgare l’insegnamento di Cristo e favorire la formazione scolastica e professionale, sono alcuni tra gli obiettivi che rappresentano la mission della Fondazione. La Fondazione si propone di attuare iniziative di interesse sociale e spirito cristiano, grazie anche alla collaborazione dei monaci cistercensi, nei villaggi in Africa, in particolare in Etiopia ed Eritrea, quali l’assistenza ai giovani poveri e orfani e il loro supporto morale, spirituale e pratico, fatto di azioni di sostegno concrete. Promuovere istruzione e cultura, sostenere ragazze nel loro cammino per diventare missionarie, al fine di diffondere la parola di Dio e aiutare persone bisognose, oltre a organizzare corsi di istruzione professionale, necessari all’inserimento nel mondo del lavoro, sono altri obiettivi della Fondazione, ispirati a principi di umanità, prossimità e sostegno.

In ricordo di Salvatore Milanese, papà di Anna

Salvatore Milanese, papà di Anna, fu il primo presidente della Fondazione Anna Milanese, in suo ricordo, un testo che egli scrisse in occasione del ventottesimo anniversario della scomparsa dell’amata figlia.

“Avevo poca esperienza sul dolore, sulla sofferenza, perché la vita, fino a allora, mi aveva dato tutto. Non sapevo che il tessuto della gioia fosse fatto con i fili del dolore e della sofferenza. Il cristiano, invece, trae, dalle esperienze più negative, un fine positivo perché non è possibile che da Dio, che è amore infinito, possa venire il male alla sua creatura uomo, sarebbe un padre-padrone, che predestina alcuni alla gioia e alla serenità e altri al pianto e alla morte del cuore. […] In quel 1983, anno in cui il mio ‘chicco’ di grano cadde a terra, avevo la forza di sopportare quell’immenso dolore? Svariate furono le domande che rivolgevo a lui e alla Madonna. Volevo una risposta al perché di quella morte e, per ottenerla, cominciai a ricercare la Verità e la Via, per non rinchiudermi in un ateismo blasfemo e improduttivo. La legge divina interiore mi conduceva, pian piano, a scoprire che non ero stato abbandonato e che le ‘orme lasciate sulla sabbia’ del mio cammino, non erano le mie, ma quelle di Dio che mi portava in braccio verso la vera conoscenza. Gli interrogativi avevano una risposta e con S. Agostino rispondevo a me stesso dicendo: ‘Non ti chiedo perché me l’hai tolta, ma ti ringrazio perché me l’hai data’. Attraverso la Fondazione voglio far conoscere i frutti che sono germogliati da quel mio ‘chicco di grano’ che una volta caduto a terra ha portato tanti frutti. Il primo frutto lo ha dato a me, in quanto mi ha fatto diventare un uomo di speranza e non disperato. Nel nome di quei chicchi di grano possiamo realizzare tanto insieme”.